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Infermieri e politica professionale: la carenza di personale che spaventa

I dati e le statistiche parlano chiaro: in Italia in questi soli ultimi due anni oltre 4.500 infermieri hanno deciso di abbandonare il nostro Paese per offrire le loro competenze all’estero.

Il nostro sistema politico non riesce a rivedere le logiche, ora divenute standard, alla base della gestione del sistema sanitario.

Un sistema sanitario inadeguato, non più sostenibile, che non è in grado di dare risposte ai bisogni primari del cittadino, e che, attraverso tagli di ogni genere, in primis alle retribuzioni, concorre ad aggravare uno scenario di crisi già da anni allarmante.

Mancano medici negli ospedali, oltre ad infermieri, mancano medici di famiglia e quelli presenti si vedono così costretti a lavorare con turni e ritmi insostenibili, a rischio e pericolo della sicurezza dei pazienti, ossia di tutti noi.

Ma è la figura dell’infermiere, più di tutti, a subire le ripercussioni di scelte politiche disastrose.

Condizioni di salute e mortalità: i danni da carenza di personale sanitario

Gli studi pubblicati su riviste internazionali, tra questi il British Medical Journal ad esempio, parlano chiaro: un incremento del 10% di infermieri porta alla diminuzione della mortalità della popolazione del 7%.

Gli infermieri, che da sempre si prodigano al massimo delle loro possibilità per garantire il migliore servizio possibile, anche nelle attuali condizioni di carenza, assistono un numero di pazienti inadeguato.

A ciascuno di essi vengono assegnati in media 11 pazienti, un numero assurdo che in alcune regioni sale addirittura a 17-18, con un rischio di mortalità che raggiunge il 30-35%.

Dunque riduzione dei salari e tagli all’occupazione nel sistema sanitario a scapito della qualità delle prestazioni erogate ai cittadini, specie al Sud Italia.

A destare allarme è poi anche la situazione in cui versa il comparto pediatrico.

Ogni operatore dovrebbe seguire quattro pazienti, mentre negli ospedali pediatrici la media arriva a 7.

Come risolvere il problema?

La situazione è intollerabile e richiede un intervento urgente a tutela dei cittadini.

A sostenerlo non è solo l’utenza, ma la stessa FNOPI, Federazione Nazionale delle Professioni Infermieristiche che ha chiesto ufficialmente un tavolo di confronto con il ministero al fine di affrontare la spinosa questione delle carenze di personale sanitario.

C’è bisogno di più infermieri quindi di maggiori assunzioni, di retribuzioni adeguate, supportate da logiche incrementali basate su nuovi equilibri occupazionali.

I nostri infermieri devono poter esprimere al meglio competenze che hanno già senza vedersi costretti a lasciare le loro famiglie per recarsi in posti migliori.

È giunto il momento di mettere da parte la politica dai toni bassi per gridare a voce alta, decisa ed autorevole la necessità di tutelare i cittadini, per una valorizzazione reale e fattiva dei bisogni degli stessi. Occorre una politica che conquisti il civico consenso, maggiormente sensibile a questioni delicate come quelle della sanità, una politica che abbia coraggio di cambiare le cose e dare risposta alle esigenze occupazionali lì dove la domanda di personale urge.

Sono tanti i fattori su cui puntare per raggiungere questi nuovi equilibri.

In primis è bene rivedere il rapporto tra numero di infermieri e numero di cittadini che hanno bisogno dei servizi sanitari da soddisfare in tempi accettabili, perché quella dei ritardi nella gestione della sanità è una problematica anche e soprattutto da addebitare alla carenza di personale.

In secondo luogo è poi necessario gestire al meglio il meccanismo della formazione professionale e del trasferimento delle esperienze.

Il sistema salute deve essere assolutamente modificato, perché la popolazione tutta è stanca di viverne un surrogato.

Ricordiamo che quello a ricevere assistenza sanitaria è un diritto inviolabile.

Le cose devono cambiare in meglio dunque, a tutela di tutti, e il prima possibile.

Carenza di infermieri in Italia: anche l’Europa in allerta

In Italia vi è una grave carenza di infermieri, il nostro paese è al di sotto della media europea, ed il rapporto tra pazienti ed infermieri non è per niente soddisfacente.

E’ questa la situazione fotografata dall’Eurostat, importante riferimento europeo nel campo dei rilevamenti statistici. Il rapporto è di appena 557 infermieri per ogni 100.000 abitanti: decisamente inferiore alla media europea.

Siamo dietro la Francia, la Danimarca, la Germania e molti tra i paesi più sviluppati in Europa.

Peggio di noi paesi come la Grecia, la Croazia ed altri meno sviluppati e che, comunque, hanno una popolazione decisamente più giovane della nostra.

La carenza di infermieri in Italia è di almeno 53.000 infermieri, carenza probabilmente destinata ad aumentare anche in seguito alle modifiche apportate alle leggi pensionistiche, in particolare con l’introduzione di “Quota 100”, che potrebbe far diminuire di ulteriori 22.000 unità nel settore.

Numeri allarmanti che dovrebbero sicuramente far riflettere.

Anche l’Europa allerta

Quel che è più grave è che, purtroppo, la situazione della scarsità di infermieri sembra solo peggiorare.

È la stessa Commissione UE a ricordare come, solo nel 2010, ben 13.400 infermieri siano andati in pensione ma solo 8.500 nuovi infermieri siano entrati in servizio.

La direzione generale per la salute e la sicurezza alimentare della Commissione europea, in base ai dati ricevuti dall’Eurostat, allerta i suoi paesi membri invitandoli, una volta per tutte, a preoccuparsi seriamente ed attivarsi ben prima che il problema dell’assistenza della popolazione anziana diventi una realtà.

Le politiche europee spingono ad implementare un piano di formazione e occupazione infermieristica più aderente ai bisogni della popolazione e più rispondente ai bisogni comunità.

Si tratta di una questione seria che va a riguardare la responsabilità per la gestione della salute del cittadino e che non può e non deve più passare sotto silenzio.

La portata del problema a fronte dei futuri sviluppi demografici

Ad aggravare lo scenario già di per sé catastrofico è il dato sull’aumento di persone anziane che si aggirerà, nei prossimi anni, sul 29% in più in tutta Europa.

Il problema della carenza di infermieri graverà senz’altro sul nostro sistema sanitario, già ora incapace di rispondere adeguatamente a questi bisogni per carenza di personale.

Da qui il monito della Commissione europea e dello stesso Eurostat che chiariscono come i sistemi sanitari europei dovranno anticipare le future esigenze di una popolazione sempre più malata, nonostante la medicina abbia fatto tanti progressi.

La risposta deve essere data migliorando il sistema dell’assistenza infermieristica, in modo tale da essere pronti a rispondere alle esigenze di una società sempre più anziana, pena importanti implicazioni e ricadute per il paziente, che subirà senz’altro le conseguenze negative derivanti dalla carenza di infermieri in termini di ridotti livelli di sicurezza e bassa/carente qualità dell’assistenza.

Tutto ciò arriverà senz’altro ad avere altresì serie implicazioni finanziarie: così continuando le cose dovranno essere sostenuti maggiori costi sanitari a causa dei più lunghi periodi di permanenza e per l’incapacità di saper gestire le complicazioni, che certamente potrebbero essere facilmente evitate se gli infermieri fossero in grado numericamente di offrire loro tutte le cure necessarie.

Il che non è poco, vista la situazione di profonda crisi economica in cui il nostro paese versa già da almeno 15 anni a questa parte.

Una battaglia questa descritta che gli infermieri non possono e non devono più sostenere.

Urge cambiare le cose, e al più presto.

Lo grida da tempo già la popolazione tutta, ma ora a far sentire la sua voce è anche la Comunità Europea, almeno a questa non si può restare sordi.